Secondo il primo rapporto del Centro Nazionale per la sicurezza delle acque, meglio noto con la sigla di CENSIA, dipendente dall’Istituto Superiore di Sanità, l’acqua del rubinetto in Italia è conforme ai parametri di legge. È controllata in maniera costante e rigorosa, molto spesso le sorgenti e le falde sotterranee sono considerate le migliori d’Europa.
Nonostante quest’incoraggiante premessa, però, molti italiani preferiscono utilizzare l’acqua in bottiglia che, come sappiamo, ha un impatto ambientale molto forte per lo smaltimento ed il trasporto. Come mai? Cause principali sono colore e sapore, in quanto le tubature sono sovente vecchie. Altra problematica, meno frequente, per fortuna, è la presenza di PFAS, sostanze chimiche e sintetiche. Entrambe queste problematiche possono avere soluzione: per quanto riguarda la prima, si può ovviare facendo scorrere l’acqua per un più tempo, soprattutto se non si usa da un pò; il rubinetto; se il fenomeno persiste, si fa verificare l’intero impianto da un professionista. In ultima istanza, più teorica che pratica, per la verità, si va alla ricerca di informazioni dai siti istituzionali delle ASL, Comuni e Regioni. Sui PFAS, essi non si possono eliminare del tutto, essendo catalogati come inquinanti perenni, ma sicuramente ridotti di molto, attraverso l’utilizzo di moderni ed efficaci filtri.
È bene, insomma, ricordarsi che bere acqua del rubinetto riduce lo spreco di energie per imballaggi, il volume di rifiuti plastici e le emissioni di CO2 dovute al trasporto delle bottiglie. Infine, il costo netto dell’acqua corrente è mediamente inferiore rispetto a quello delle bottiglie!


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