Quello delle liste d’attesa per una prestazione sanitaria è un problema talmente antico e cronicizzato, da essere oramai, diventato quasi parte della nostra quotidianità.
Eppure, l’attuale situazione è diventata, nella sua gravità, paradossale: i tempi si sono talmente allungati, da superare persino le date di scadenza delle ricette prescritte dai medici di base. Le risposte da parte dei vari CUP (Centro Unico di prenotazione) sono, molto spesso, le stesse in tutta Italia e a ritornello: “al momento non ci sono
appuntamenti disponibili, l’agenda è chiusa”.
Gli ultimi dati rappresentano una narrazione numerica inquietante: su 4,5 milioni di Italiani che non si sono curati, nel 2023, 3 milioni di essi non lo hanno fatto a causa della lunghezza dei tempi, ha spinto il Governo ad agire: sbloccherà, rimodulandola alle presenti esigenze, il Dgls n. 124 del 1998, che prevede che, in caso d’impossibilità da parte del cittadino a vedere realizzato il proprio bisogno sanitario, egli possa ricorrere, anzi pretendere dalla propria ASL di competenza, previo il pagamento del solo ticket (se non addirittura esente anche da quello), la visita in
regime di intramoenia, ossia la libera professione all’interno dell’ospedale), a carico della medesima.
Se tale provvedimento diverrà operativo, nei tempi e modalità italiche, potrebbe rappresentare un’autentica svolta risolutiva di questa problematica. Essendo, però, quello sanitario, un settore di competenza regionale, allora c’è da giurare che Regioni ed Asl faranno di tutto per ritardarlo o metterlo in pratica, onde evitare costi aggiuntivi alle loro già, spesso, disastrate casse.
PILLOLE: LISTE D’ATTESA: UN VECCHIO PROBLEMA ANCORA IRRISOLTO
gen 26, 2025
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