MODA SOSTENIBILE
Parliamo, oggi, di uno delle tematiche più affrontate in questi ultimi anni per quanto riguarda l’inquinamento, ossia la moda sostenibile: una nuova modalità di produrre abbigliamento etico che, come definito dall’ONG Oxfam e dall’ONU, abbia un impatto ambientale e sociale ridotto. È una strategia di business in grado di contribuire al dodicesimo obiettivo dell’Agenda 2030, ovvero il passaggio a modelli di produzione e consumo responsabili, grazie a interventi capaci di efficientare l’intera catena del valore.
Si stima che l’industria della moda sia responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio e che la produzione tessile sia responsabile di circa il 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile (dati Parlamento UE). Pertanto nel marzo del 2022, la Commissione ha presentato una nuova strategia per rendere i tessuti più durevoli, riparabili, riutilizzabili e riciclabili.
L’industria della fast fashion è fra i settori che contribuiscono alla cosiddetta “schiavitù moderna”.
Gli indumenti, stando al Global Slavery Index, sono fra i prodotti importati dai Paesi del G20 che presentano il più elevato rischio di essere frutto del lavoro forzato. Del resto, produrre un’elevata mole di capi economici richiede molte ore di lavoro e il contenimento dei costi di produzione. Come riporta l’organizzazione Walk Free, impegnata proprio nel contrasto di questi fenomeni, ci sono grandi marchi con sede nei Paesi ricchi che aumentano i loro profitti producendo in Paesi più poveri e costringendo i propri dipendenti a fare i conti con salari inadeguati, forme di retribuzione a cottimo, straordinari, forzati e non
retribuiti, scarsi livelli di sicurezza e mancanza di benefit come il congedo di maternità. Investire nella moda sostenibile significa investire anche nel rispetto dei diritti dei lavoratori: esistono apposite certificazioni che possono aiutare i consumatori a compiere scelte più consapevoli.
La ricerca di soluzioni meno impattanti ha spinto, pertanto, svariati brand, fra cui molteplici startup, a innovarsi e trovare materiali alternativi con cui lavorare. Un esempio è quello dei tessuti vegani che – se vengono realizzati a partire da fibre
naturali e, possibilmente, di scarto – rappresentano delle valide alternative alla pelle di origine animale e contribuiscono a promuovere l’economia circolare. Ci sono poi le tecnologie digitali che possono dare un grosso contributo alla transizione
sostenibile dell’industria tessile. Insomma, quello fra moda e sostenibilità è un connubio che ha il potere di rivoluzionare il nostro modo di vivere su questo pianeta, trasformando il nostro stile in uno strumento per trasmettere i nostri valori e dando al Made in Italy nuovo impulso creativo.
Concludendo, tra i marchi che stanno portando avanti iniziative specifiche per ridurre il proprio impatto ambientale e migliorare quello sociale vi sono:
- Patagonia
- Pangaia
- 4Ocean
- Timberland
- Stella McCartney
Dott. Luigi Scarpati
Segreteria AICQ TRIVENETA
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